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ALLA CAVARZERANI NON FANNO ENTRARE PIÙ NESSUNO

L’ex caserma Cavarzerani ormai da settimane ha di gran lunga superato il suo limite massimo di capienza e ora, che pioverà e farà sempre più freddo, le persone il cui iter migratorio passa per la nostra città non hanno dove ripararsi o essere accolte.
300 è il numero di presenze che il centro di via Cividale può contare, quasi 900 quelle che ci sono in questo momento. Un singolo e fatiscente bagno ogni cinquanta di persone, fredde e umide brande ammassate una sopra l’altra, tendoni, posti letto ricavati da aree, anche all’aperto, in cui non erano previsti e in cui ora è addirittura difficile muoversi. Condizioni igieniche agghiaccianti.
Sebbene il sistema italiano di “accoglienza” dei migranti sia lontano dall’essere equo, le strutture come la Cavarzerani in teoria sarebbero pensate per essere luoghi di prima accoglienza, non centri concentrazionari in cui le persone passano mesi e anni stipate aspettando un documento che – lo dicono le statistiche – con altissime probabilità non sarà concesso a causa delle razziste e ingiuste leggi dello Stato italiano. Per di più, lo vediamo ora e l’abbiamo visto durante i numerosi lockdown, questi luoghi possono facilmente peggiorare in maniera ulteriore per volontà e incompetenza delle istituzioni, andando in sovraffollamento o venendo chiusi.
Da oggi chi arriva a Udine proveniendo da Paesi del Sud globale non ha nemmeno diritto a questo.
L’abbiamo sempre detto e lo ripetiamo: che queste persone scappino da qualcosa o che inseguano una vita migliore (se lo facciamo noi siamo expat, se lo fanno loro sono “migranti economici”), hanno vissuto anni in viaggio, hanno passato l’inferno della rotta balcanica con le sue torture e i suoi respingimenti, e quando riescono ad arrivare in Europa l’accoglienza che riserviamo loro non può avere questa forma.
La nostra solidarietà va a chi è lì dentro e a chi rimane chiuso fuori, e le nostre azioni, come sempre, sono rivolte verso il cambiamento di questo sistema disumano di gestione del fenomeno migratorio.
Basta con i muri, i fili spinati, le telecamere, la polizia, l’esercito, le violenze, le torture, i respingimenti, le morti, le strutture concentrazionarie, il totale e completo abbandono delle persone a un destino che non si sono scelte e che sceglie il nostro Stato e la nostra Europa per loro.
Nei prossimi giorni vi faremo sapere come potete aiutarci a mobilitarci in tal senso.